Nella zona più bohémienne di Parigi, dove si intrecciano cultura, arte e creatività, nell’angolo tra Rue Dancourt e Place Charles Dullin troviamo un piccolo gioiello, il Bijou di Gennaro Nasti.
Appena si varca la soglia veniamo avvolti dall’eleganza e raffinatezza dell’arredo, caratterizzato da una delicatezza di elementi: lampadari vintage, pietre ai muri e un forno tutto dorato che fa da protagonista.
“Quando sono arrivato a Parigi” racconta Gennaro “non parlavo francese e quando salutavo invece di dire “bisous” (baci) dicevo “bijou” (gioiello), sbagliando. È diventato un aneddoto simpatico che fa parte della mia vita ed è così che ho deciso di chiamare il mio locale”.
Gennaro nasce in una famiglia di ristoratori e pasticceri e la passione per gli impasti lo accompagna fin dai primi passi.
Inizia giovanissimo la gavetta e dopo varie esperienze in Italia, parte per Barcellona, Seattle, New York, Portland, Miami, Chicago, Beverly Hills, fino a conquistare Parigi con due pizzerie: Popine e Bijou.
“Amo questo mestiere perché permette di mettersi sempre in gioco, di essere all’avanguardia, sperimentare, innovare e di trasmettere la propria passione” spiega Gennaro “chi entra nel mio locale sa che intraprende un viaggio di gusto, un’emozione”.
La “carte” di Bijou propone pizze gourmet dagli impasti e topping non comuni, 170 etichette di vini, un’offerta di alta qualità con molti prodotti italiani d’eccellenza. Da provare l’impasto di semola e champagne (al posto dell’acqua) e la più richiesta, l’ ”Antica”: ragù napoletano (senza carne), pomodoro di Corbara e mozzarella di bufala.
E le farine? “Petra® 9, Special, farro monococco, mais, semola, segale. Ho sempre voluto far parte del Molino Quaglia perché è un’azienda innovativa, si rinnova sempre e dà sostegno pratico con corsi, aggiornamenti. Questo è un grande aiuto per noi del mestiere ed è importante. Entrare nel Molino Quaglia è stato l’obiettivo del mio percorso” confessa Gennaro.
Bijou: un locale d’avanguardia dove la classica pizza tradizionale viene trasformata grazie alla sensibilità d’innovazione di Gennaro Nasti.