Con LaBakery, Lello Ravagnan e Pina Toscani firmano un’insegna di nuova generazione. A Zelarino, nell’entroterra veneziano. Un laboratorio-panificio pensato come un open space. Leitmotiv: interazione, condivisione, connessione. “È uno spazio essenzialissimo. E volevamo fosse proprio così: minimale e pulito. Un open space senza divisori, senza barriera alcuna. Qui tutto è completamente a vista. Trasparente. La gente entra, e può assistere a quel grande spettacolo che è il taglio del pane. Intanto, il ragazzo che sta al banco dialoga con quello che che sta impastando. Tutto è circolare. Tutti vengono avvolti dalla medesima atmosfera”, racconta pieno d’orgoglio Lello Ravagnan, parlando della sua bakery. Anzi, LaBakery: molto lab e pure molto panificio contemporaneo. Aperto a Zelarino a dicembre 2020. “Si trova a un paio di chilometri dal Grigoris. O meglio, è esattamente a metà strada fra il centro di Mestre e il Grigoris”, continua Lello. Che con la moglie Pina Toscani guida l’insegna di Asseggiano, nel primo entroterra veneziano. Una pizzeria che nel nome rimanda alla Grecia e a quel greco che anni e anni fa avrebbe dovuto vendere a Ravagnan un locale sull’isola di Patmos, nel Dodecaneso, per poi lasciar perdere l'affare. “In questo caso ci siamo invece lasciati contagiare dal Nord. Abbiamo visitato molti panifici a Berlino, Stoccolma, Copenhagen. Come il Mirabelle e la Lille Bakery. Un posto strepitoso, unico nel suo genere. Ecco, ci siamo ispirati a quella tipologia di locale. Con una visione più internazionale. E con un preciso obiettivo: in un luogo di fascino, creare e offrire prodotti veri ed emozionali, capaci di farsi ricordare”.
A marzo 2022, Lello Ravagnan e Pina Toscani aggiungono un altro petalo a una corolla d’insegne che sempre più profuma d’innovazione. Nasce così a Mestre TheBakery. Su mensole e banconi? Pane, pizze, biscotti e dolci lievitati. “In tutto questo c’è un pizzico di incoscienza. E una buona dose di follia. Perché a Mestre ci sono innumerevoli panetterie. Per questo cerchiamo e cercheremo sempre di realizzare qualcosa di diverso. Basti pensare che abbiamo messo in piedi una cinquantina di prodotti da forno. Che prima non avremmo neppure sognato di fare”, confessa mister Lello. Fiero del nuovissimo e centralissimo spazio cittadino. Sorto là dove vi era una friggitoria e prima ancora una pasticceria storica. Una sola la vetrina, ma bella e grande. Pronta a svelare una sessantina di metri quadrati indoor, nutriti da legno, acciaio, cemento e piastrelle white. “Certo, somiglia al laboratorio di Zelarino. Questione di coerenza. E questione di trasparenza. Da fuori, infatti, si può vedere tutto quel che accade dentro. Perché non vogliamo nascondere nulla. E dal momento che qui non vi è un laboratorio a vista, abbiamo voluto appendere la gigantografia di una foto di Paolo Comparin, in cui si racconta il nostro lavoro, la nostra gestualità, la nostra artigianalità. Insomma, tutto ciò che sta dietro a quello che proponiamo ed esponiamo”. Una bottega-boutique essenziale, pura, nuda, concreta. Di palese impronta nordica. Dove la materia è la vera protagonista. Pane, in primis. “Il pane è lento. Ha bisogno di tempo. Tra l’altro noi impastiamo tutto a mano. Al sabato arriviamo a sfornare 170 chili di filoni e pagnotte”, precisa Lello. Mentre le forme sfilano sulle mensole. Minimali e lineari. Per poi finire in sacchetti di carta dipinti a mano. Per meglio esaltare la matrice sartoriale.