Marechiaro. Come il suggestivo borgo di pescatori tuffato nel quartiere di Posillipo. Quello che ispirò una delle più celebri canzoni partenopee, scritta da Salvatore Di Giacomo. “La mia famiglia è proprio originaria di lì”, spiega Francesco Gnocchi. Che a Napoli è nato (nel 1973), è cresciuto, ha studiato, per poi laurearsi in Giurisprudenza all’Università Federico II e diventare giornalista professionista. “A trentatré anni aprii anche un ristorante giapponese, il Sushivendolo. Traducevamo in sushi il pesce locale, lasciandoci contagiare da influenze brasiliane e californiane”, racconta lui. Che a un certo punto avverte il desiderio di cambiare e sperimentare qualcosa di nuovo. Al di là della sua città. “Ogni volta che viaggiavamo, io e la mia compagna Alessia ripetevamo: sarebbe bello vivere qui. Avevamo voglia di serenità e tranquillità. E la Côte d’Azur ci sembrava ideale. Perché in un’ottima posizione e ben collegata. E poi aveva e ha molte affinità con il nostro golfo e la nostra costa. Così, una volta individuato lo spazio dove aprire un ristorante, nel 2015 ci siamo trasferiti a Villefranche-sur-Mer. A sette chilometri da Nizza”. Siamo. Perché con Francesco ci sono Alessia e la sorella Daniela - alla regia della parte amministrativa e della sala - e Gianfranco, marito di Daniela, al timone della cucina. “Io invece mi occupo della pizzeria. Del resto, sono cresciuto mangiando pizza napoletana. La pizza è un pezzo della mia vita, mi appartiene”, confessa monsieur Gnocchi. Che, con qualche corso di panificazione alle spalle e con tanta passione, impara a forgiare gli impasti. Mettendoci del suo. E creando una tonda al piatto - con un cornicione pronunciato senza essere esagerato -, realizzata con la farina Petra 5063 (la Special) e un 20% di integrale Petra 9. “Le dà un profumo e un gusto pazzeschi”, dice soddisfatto. Cuocendo le sue pizze in un forno artigianale, fatto costruire su misura a Napoli: rivestito internamente da biscotto di Sorrento e ricoperto esternamente da mosaici nelle tonalità del crema, del bronzo e dell’argento. “Il forno è come uno strumento musicale. Può suonare benissimo o dare dei difetti. Il nostro è perfetto”. Un forno talmente bello da essere posizionato ben in evidenza all’interno del locale. Che conta pure una cucina a vista e un bancone con una decina di coperti. Perché tutto si sviluppa all’esterno, nell’ampia terrazza-piazza, con tanto di veranda chiusa per i periodi più freddi. “La gente ama mangiar fuori”, dichiara Francesco. Orgoglioso delle sue fragranti creature, semplici e genuine. “Io adoro quella con la mozzarella di bufala e i pomodorini freschi. Ma preparo anche la Regina, con fiordilatte, pomodoro, prosciutto cotto, funghi e olive. Ai francesi piace molto”. Non solo. Francesco non dimentica di sperimentare pane, grissini, casatiello, torta caprese e pastiera. “La faccio con la Petra 5037 o la Special. Mentre la BelFritto è ottima per realizzare la pastella destinata alla frittura del pesce. Prediligo calamari, gamberi, triglie, sogliole e merluzzetti. La cosiddetta paranza”. Sì, perché accanto alle pizze spiccano saporite pietanze dallo spirito mediterraneo. E soprattutto italiano.