“Oggi, in napoletano, pariare significa scherzare, divertirsi. Ma un tempo voleva dire digerire bene dopo un buon pasto”, spiega Luca Cucciniello. Radici nella città di ’O sole mio e una parte di vita trascorsa a L’Aquila. “Dove ho frequentato l’asilo. E mi sono pure laureato in economia”, precisa lui. Che, dopo un’esperienza negli Stati Uniti e una tappa a Milano, apre - nel bel mezzo del lockdown e col sodale (ed esperto digitale) Federico Cicerone, un’insegna nel centro storico del capoluogo abruzzese. Al pianterreno di Palazzo Sidoni. Una sfida nella sfida. Che Luca e Federico accettano con coraggio. Dando forma a Parià Pizzeria Partenopea. “Che, a pensarci bene, è più borbonica”, precisa Cucciniello. Il regista degli impasti, nutriti dalle farine 1111 e 1119 della linea biologica di Petra. In carta? Qualche fritto artigianale, montanare, calzoni e panozzi, nonché la compilation di pizze tonde. Come la Crura, con stracciata aquilana, pomodorini del piennolo essiccati, culatello, pesto di rucola, basilico e origano selvatico; e la Cucuzia, con crema di zucca, guanciale amatriciano, provola affumicata agerolese e pecorino allo zafferano. Il mantra di Parià: condivisione, senza alcuna competizione.