Sergio Russo ha coltivato sin da giovane una profonda passione per l'arte della panificazione, trascorrendo innumerevoli ore ad osservare il padre Armando, il quale gestiva un panificio locale. In quel tempo, ha affinato le sue abilità tra una lievitazione e l'altra. Durante l'adolescenza, ha scoperto la sua vocazione per la pizza e, a soli 17 anni, ha iniziato a lavorare nella pizzeria “Da Clara” del fratello Tonino, dove ha avuto l'opportunità di sperimentare impasti sempre più innovativi. Le esperienze internazionali che ha acquisito hanno anche arricchito le sue competenze imprenditoriali, aprendo nuove strade nel suo cammino... Sergio Russo: l'intervista con Cristina Viggè Il 26 giugno 2019, l’intrepido Sergio - ormai volto televisivo, vista la partecipazione a Mica Pizza e Fichi su La7 - intraprende una nuova avventura. Aprendo a Milazzo, all’interno del centro commerciale Parco Corolla (sì, all’interno di un centro commerciale) la sua Verace Elettrica. “Non mi piace vincere facile”, puntualizza. “Ma io sono un artigiano e il business è solo la conseguenza di un lavoro fatto bene. Ovunque tu sia”. Della serie, lui crede fermamente in ciò che fa. E i fatti gli danno ragione. Verace Elettrica ha un exploit incredibile. Verace Elettrica. Una griffe. Un concetto. Una filosofia. “Avevo iniziato a usare sui social #pizzaverace, poi #VeraceElettrica, e così ho pensato di trasformarlo in un brand. Mi piacerebbe replicarlo a Palermo, Roma, Milano. Ma con gestioni dirette, niente franchising. Intanto, me lo sono tatuato sulla pelle”, spiega lui, mentre pensa al futuro. E puntualizza il perché e il percome del nome. “Verace per ricordare la pizza napoletana, naturalmente secondo il mio stile. Elettrica per via del forno elettrico. Ovvio. Ma non solo. Il motivo è anche legato a quel che facciamo: cose vivaci e piene di energia”. Pizze esuberanti, dunque. Colme di colore, calore e vigore. “Quando la gente mangia deve dire: Wow. Trovandosi bene e sentendosi come a casa”, aggiunge il pizzaiolo. “Se fa freddo le persone cercano il caldo. Se fa caldo desiderano il fresco. Ecco, noi dobbiamo essere capaci di rispondere a tutte le esigenze. Così ho deciso di introdurre più impasti. Senza alcun sovrapprezzo. Perché le mie pizze sono democratiche. Abbracciano tutti. Sono social. Possono essere ordinate tanto dall’imprenditore quanto da chi ha pochi soldi in tasca per mangiare”, commenta fermamente Sergio. Che, seguendo il claim Ways of Pizza, dà voce a un impasto classico (con con le farine Special e Allegra); a uno integrale (con Petra 1 e Petra 9); a uno multicereali (complici germinati e Bonsemì); a un altro prezioso di riso artemide; e a un quinto con Petra Evolutiva, arricchito da Ottimais, semi di chia e lino. A cui si va ad aggiungere un impasto gluten free, con zona e forno dedicati. “Tu scegli la pizza e abbini l’impasto che preferisci. Semplice”. Pizze suddivise in Fast, Tasty e Gourmet, per meglio orientare il commensale. Voilà la Messinese 2.0, con tuma, scarola in crema, pomodorini gialli e rossi confit, alici e origano di montagna; la Margherita Stracciata (per via della stracciatella); La Doppia P, con il pistacchio in due consistenze (e pure pancetta e pomodoro); l’Assoluto di pomodoro (in versione pelato, secco e confit); l’Ortolana, con melanzane fritte e peperone crusco; e il Segreto di Ape Nera, summa di prosciutto crudo, stracchino, noci e miele di ape nera sicula (un Presidio Slow Food). Non dimenticando un inchino all’Italia, fra pomodoro di Pachino, prosciutto crudo, confettura di fichi e nocciole tostate.