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GELSOMINA

Titolare: Ilaria Puddu

Via Carlo Tenca, 5 e Via G. Fiamma, 2, Milano

tel 02 66713696 - 02 49711957

Gelsomina: sognatrice e un po’ naïf

Ilaria Puddu e Stefano volevano inaugurare una pasticceria non convenzionale. Così i due soci riprendono in mano il laboratorio di Via Carlo Tenca, dislocato su due piani - prima ancora magazzino di tessuti - e lo rimettono a nuovo. O meglio, lo spogliano. 

“Quando tolsero la carta da parati e vidi il muro nudo e crudo esclamai: questo me lo lasciate così. Passai l’estate del 2018 a recuperare mobili vecchi, sedie e tavolini in ferro. Il 10 agosto, alle 5 del mattino, presi un treno diretto a Orvieto. Dovevo incontrare un artigiano. E così è nata Gelsomina. Perché io e Stefano adoriamo il profumo del gelsomino. Perché io amo i nomi che iniziano con la ‘G’. Perché i nomi di persona piacciono, anche all’estero. Presi come esempio le insegne inaugurate dai ragazzi parigini di Big Mamma. E Gelsomina vide la luce. 

Una figura femminile. Dopotutto Gelsomina è una mamma, una nonna, una donna del sud, con l’immaginario che la circonda. Gelsomina rappresenta la mia parte più romantica, sognatrice e naïf. E concentra pure tutta la mia passione per il vintage e il recupero. Lei somiglia a un giardino incantato, a una masseria, a un luogo dove rilassarsi, immaginandosi lontano da Milano. Ma soprattutto Gelsomina è una pasticceria dove fare colazione e merenda, pranzo e aperitivo. Uno spazio dove assaggiare i dolci tipici del meridione, ma in chiave contemporanea. E pure dove gustare uno spaghetto al pomodoro, una caponata, le busiate al pesto siciliano, gli anelletti al forno. Pensare che non ho investito un euro in pubblicità”, confessa Ilaria. Raccontando un vero caso social. 

“I clienti entravano incuriositi, fotografavano e postavano su Instagram. Del resto tutto, dal pavimento alle tazzine, dai cuscini ai piattini era instagrammabile. Non eri nessuno se non ti eri scattato una foto con un cactus o con un maritozzo di Gelsomina”. Maritozzo. Divenuto un cult. 

“Allora chi lo mangiava il maritozzo? E invece da lì è partita la rinascita di questo dolce romano. Ecco, mi dà soddisfazione anticipare le tendenze. Lanciare un’idea forte che gli altri, inevitabilmente, copiano”. 

E Gelsomina, nel settembre 2020 fa il bis, in via Galvano Fiamma. Dove deliziarsi all’ombra delle tende a righe bianche e rosse.    

L'anima mediterranea di Gelsomina

Bianco, tanto bianco. E poi legno, tavoli e sedie in ferro battuto (realizzati da un artigiano di Orvieto), candele e candelabri, pareti nude e crude e porcellane dal sapore rétro. Mentre i pavimenti mescolano cemento grezzo e ceramiche blu, realizzate in quel di Vietri sul Mare. Profuma di bello e di buono Gelsomina: un nome al femminile per una pasticceria eclettica e dinamica, che tanto somiglia a una masseria del sud o a un giardino incantato. 

Una pasticceria sui generis Gelsomina, che nello spazio di via Fiamma - con le vetrine e le tende a righe bianche e rosse affacciate su piazza Santa Maria del Suffragio - da sempre propone colazione e pranzo. E che ora lancia pure l’aperitivo: tutti i giorni, dalle 18.30 alle 20.30. 

“La drink list l’abbiamo messa a punto insieme a Mattia Pastori”, tiene a puntualizzare Ilaria. Orgogliosa della collaborazione col deus ex machina di Nonsolococktails. Risultato? Una collection a bassa gradazione alcolica che va dall’Italicus Cup al Savoia Sbagliato, dal Negroni Low Alcol all’Italo Americano, passando per lo Chandon Garden Spritz. Pronto a concentrare in bottiglia spumante (un metodo charmat lungo, a base di chardonnay, pinot noir e sémillon), liquore naturale alle arance (raccolte e sbucciate a mano), erbe e spezie. 

In pairing? Un tagliere di bontà come la caponatina di melanzane e ricotta salata e le focacce farcite al top: con prosciutto crudo e asparagi (o fichi); salmone, aneto e cream cheese; alici di cetara, pomodorini dry e zeste di limone; e tanti ortaggi. “Per l’impasto utilizziamo le farine Petra 3 e Petra 9”, aggiunge Gallello. 

Ma non finisce qui. Perché in pasticceria - dal mercoledì al venerdì - si può pure cenare. Assaporando una cucina mediterranea che mette in prima fila le tipicità siciliane. Ecco allora le panelle con crema di avocado e lime; l’insalata di polpo, patate e olive nere; gli arancini con crema di zucchine; le busiate al pesto trapanese; i maccheroni alla Norma; e il cous cous di pesce e verdure. Non tradendo la parmigiana di melanzane, le sarde a beccafico, l’insalata pantesca e il pesce spada alla siciliana. 

E per finire: un maritozzo o un dolce del dì, creato dalla pastry chef Silvia Dell’Acqua. O ancora i gelati homemade e una cremosa granita alla mandorla. Da assaggiare assolutamente. 

Gelsomina: sognatrice e un po’ naïf

Ilaria Puddu e Stefano volevano inaugurare una pasticceria non convenzionale. Così i due soci riprendono in mano il laboratorio di Via Carlo Tenca, dislocato su due piani - prima ancora magazzino di tessuti - e lo rimettono a nuovo. O meglio, lo spogliano. 

“Quando tolsero la carta da parati e vidi il muro nudo e crudo esclamai: questo me lo lasciate così. Passai l’estate del 2018 a recuperare mobili vecchi, sedie e tavolini in ferro. Il 10 agosto, alle 5 del mattino, presi un treno diretto a Orvieto. Dovevo incontrare un artigiano. E così è nata Gelsomina. Perché io e Stefano adoriamo il profumo del gelsomino. Perché io amo i nomi che iniziano con la ‘G’. Perché i nomi di persona piacciono, anche all’estero. Presi come esempio le insegne inaugurate dai ragazzi parigini di Big Mamma. E Gelsomina vide la luce. 

Una figura femminile. Dopotutto Gelsomina è una mamma, una nonna, una donna del sud, con l’immaginario che la circonda. Gelsomina rappresenta la mia parte più romantica, sognatrice e naïf. E concentra pure tutta la mia passione per il vintage e il recupero. Lei somiglia a un giardino incantato, a una masseria, a un luogo dove rilassarsi, immaginandosi lontano da Milano. Ma soprattutto Gelsomina è una pasticceria dove fare colazione e merenda, pranzo e aperitivo. Uno spazio dove assaggiare i dolci tipici del meridione, ma in chiave contemporanea. E pure dove gustare uno spaghetto al pomodoro, una caponata, le busiate al pesto siciliano, gli anelletti al forno. Pensare che non ho investito un euro in pubblicità”, confessa Ilaria. Raccontando un vero caso social. 

“I clienti entravano incuriositi, fotografavano e postavano su Instagram. Del resto tutto, dal pavimento alle tazzine, dai cuscini ai piattini era instagrammabile. Non eri nessuno se non ti eri scattato una foto con un cactus o con un maritozzo di Gelsomina”. Maritozzo. Divenuto un cult. 

“Allora chi lo mangiava il maritozzo? E invece da lì è partita la rinascita di questo dolce romano. Ecco, mi dà soddisfazione anticipare le tendenze. Lanciare un’idea forte che gli altri, inevitabilmente, copiano”. 

E Gelsomina, nel settembre 2020 fa il bis, in via Galvano Fiamma. Dove deliziarsi all’ombra delle tende a righe bianche e rosse.    

L'anima mediterranea di Gelsomina

Bianco, tanto bianco. E poi legno, tavoli e sedie in ferro battuto (realizzati da un artigiano di Orvieto), candele e candelabri, pareti nude e crude e porcellane dal sapore rétro. Mentre i pavimenti mescolano cemento grezzo e ceramiche blu, realizzate in quel di Vietri sul Mare. Profuma di bello e di buono Gelsomina: un nome al femminile per una pasticceria eclettica e dinamica, che tanto somiglia a una masseria del sud o a un giardino incantato. 

Una pasticceria sui generis Gelsomina, che nello spazio di via Fiamma - con le vetrine e le tende a righe bianche e rosse affacciate su piazza Santa Maria del Suffragio - da sempre propone colazione e pranzo. E che ora lancia pure l’aperitivo: tutti i giorni, dalle 18.30 alle 20.30. 

“La drink list l’abbiamo messa a punto insieme a Mattia Pastori”, tiene a puntualizzare Ilaria. Orgogliosa della collaborazione col deus ex machina di Nonsolococktails. Risultato? Una collection a bassa gradazione alcolica che va dall’Italicus Cup al Savoia Sbagliato, dal Negroni Low Alcol all’Italo Americano, passando per lo Chandon Garden Spritz. Pronto a concentrare in bottiglia spumante (un metodo charmat lungo, a base di chardonnay, pinot noir e sémillon), liquore naturale alle arance (raccolte e sbucciate a mano), erbe e spezie. 

In pairing? Un tagliere di bontà come la caponatina di melanzane e ricotta salata e le focacce farcite al top: con prosciutto crudo e asparagi (o fichi); salmone, aneto e cream cheese; alici di cetara, pomodorini dry e zeste di limone; e tanti ortaggi. “Per l’impasto utilizziamo le farine Petra 3 e Petra 9”, aggiunge Gallello. 

Ma non finisce qui. Perché in pasticceria - dal mercoledì al venerdì - si può pure cenare. Assaporando una cucina mediterranea che mette in prima fila le tipicità siciliane. Ecco allora le panelle con crema di avocado e lime; l’insalata di polpo, patate e olive nere; gli arancini con crema di zucchine; le busiate al pesto trapanese; i maccheroni alla Norma; e il cous cous di pesce e verdure. Non tradendo la parmigiana di melanzane, le sarde a beccafico, l’insalata pantesca e il pesce spada alla siciliana. 

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